Delle tante forme d’arte che si generano per processi “bottom up” oggi vogliamo raccontarti il caso del paesino di Ulassai, nell’entroterra sardo, che nel 1981 divenne lo scenario di una delle prime operazioni di arte relazionale. 🧶⠀ ⠀ L’artista Maria Lai coinvolse tutti gli abitanti nel progetto “Legarsi alla montagna”: furono annodati lunghi nastri celesti a collegare una casa all’altra, poi fissati alla montagna che sovrasta il paese. Ne risultò un’opera inconsueta, che rappresentava la comunità come un intrecciarsi di rapporti e viveva solo grazie al loro evolversi: un nastro diritto per segnare la presenza di conflitti tra vicini, un nodo se i rapporti erano pacifici, un fiocco dove c’era amicizia, e una pagnotta legata al filo se tra le due famiglie c’era amore.⠀ ⠀ Sperando che tu e la tua comunità siate spinti ad annodare invece che a sciogliere, ti suggeriamo di guardare il documentario girato durante quella performance: lo trovi sulla nostra pagina facebook!⠀ #around⠀ #bottomuptorino

Delle tante forme d’arte che si generano per processi “bottom up” oggi vogliamo raccontarti il caso del paesino di Ulassai, nell’entroterra sardo, che nel 1981 divenne lo scenario di una delle prime operazioni di arte relazionale. 🧶⠀
⠀
L’artista Maria Lai coinvolse tutti gli abitanti nel progetto “Legarsi alla montagna”: furono annodati lunghi nastri celesti a collegare una casa all’altra, poi fissati alla montagna che sovrasta il paese. Ne risultò un’opera inconsueta, che rappresentava la comunità come un intrecciarsi di rapporti e viveva solo grazie al loro evolversi: un nastro diritto per segnare la presenza di conflitti tra vicini, un nodo se i rapporti erano pacifici, un fiocco dove c’era amicizia, e una pagnotta legata al filo se tra le due famiglie c’era amore.⠀
⠀
Sperando che tu e la tua comunità siate spinti ad annodare invece che a sciogliere, ti suggeriamo di guardare il documentario girato durante quella performance: lo trovi sulla nostra pagina facebook!⠀
#around⠀
#bottomuptorino

(Feed generated with FetchRSS)